un sequestro organizzato da Leonardo Tomasi
con Federico Giaime Nonnis, Daniele Podda, Leonardo Tomasi e un ostaggio
dramaturg e assistente alla regia Sonia Soro
disegno luci Elia Porcu
cura della produzione Francesca Bettalli e Elena Tedde Piras
foto Impresa sociale Nuovi Scenari (Agostino D'Antonio)
video documentazione Ivan D’Alì
una produzione Teatro Metastasio di Prato e Sardegna Teatro
Vincitore Premio Scenario 2023
Arrabattandosi tra provini per fiction sul banditismo e spot turistici, due trentenni sardi provano a sbarcare il lunario cercando il ruolo più adatto a loro.
Ispirati da un contorto senso identitario, armati di berritas e birrette Ichnusa, i due organizzano finti sequestri di persona, in onore dei vecchi fasti della propria terra.
L’associazione culturale a delinquere si rivela di successo, ma cosa accade quando il ruolo terroristico inizia a coincidere con la loro identità? In scena c’è un tavolo, una banda di criminali, qualche pacco di patatine, delle bottiglie di ichnusa e un ingombrante orgoglio sardo.
In un misto fra teatro documentario, sagre di paese e film poliziotteschi anni ‘70, i banditi provano battute, studiano piantine, organizzano il piano per il prossimo colpo, davanti a un pubblico complice e sequestrato.
Manifesto criminale
“Hai mangiato?”
Nonna
Ogni banda criminale che si rispetti ha un motto, una dichiarazione d’intenti, una chiara identità.
Questo è dunque il nostro manifesto.
Il luogo.
L’abbiamo redatto seduti a tavola. Sopra ci abbiamo messo birra ichnusa, patatine crocchias, una bozza di sceneggiatura, una calibro 38. Abbiamo discusso, bevuto, mangiato, fumato, giocato a morra, guardato delle puntate di Distretto di Polizia.
Il tavolo non è nemmeno apparecchiato. I fili della tecnica sono lasciati a vista, intrecciati, manca la tovaglia e il centrotavola, è pieno di briciole. Questo è lo stile, quello del non-finito-sardo, movimento stilistico architettonico proprio delle palazzine di provincia campidanesi, la cui costruzione non ha mai fine. Questa è la nostra identità. Non c’è il bagno e mancano le finestre.
Il piano.
Prima c’è il primo, poi c’è il maialetto e poi frutta secca, caffè, ammazzacaffè e il bicchiere della staffa. Si farà cena e si ricomincerà. Saremo lì, in queste nostre domeniche fra amici, dove faremo piani, studieremo cartine, ci daremo ruoli e nomignoli, citeremo Clerks, o Le Iene. A vederci da fuori potrebbe essere un cortometraggio. Il fascino romantico della balentìa, del pranzo nell’entroterra barbaricino dagli zii. A vederci da fuori.
Ma nessuno si alza dal tavolo, perciò noi non ci vediamo da fuori.
Il sequestro
Organizziamo sequestri di persona su commissione.
Poi ci dividiamo il riscatto.
Al resto ci pensa la nonna.
Vitto e alloggio.
Vi chiederà perché non state mangiando.
Sequestrare una persona richiede impegno, il minimo è saper fare un bel sugo alla campidanese.
Sequestrare una persona significa restare con lei, prendersene cura, parlarci sempre a volto coperto e camuffando la voce.
Sequestrare significa essere sequestrati. Un’opera poetica, una dichiarazione d’amore.
Nulla dovrà andare storto, ripasseremo la parte fino a saperla a memoria, fino ad immedesimarci. Poi faremo le nostre richieste.
Il riscatto.
Vogliamo parlare. Parlare di noi. Lo faremo in sardo, citando Gramsci e Grazia Deledda.
Ogni tanto racconteremo qualche barzelletta.
Alcune notizie sulla provincia, sul prezzo del latte e quella volta che abbiamo fatto l’autoscontro coi carrelli nel parcheggio del Carrefour.
Le nostre gesta saranno quelle di nobili banditi, ci daremo alla macchia e giocheremo a briscola.
Poi si farà una certa e dovremo andare.
Forse ci saluteremo.
E a un certo punto, all’improvviso, trascorse alcune domeniche senza vederci, appuntamenti fra provini, colloqui di lavoro, e seri impegni di vita, subentrerà la Sindrome di Sardegna, variante minore e meridionale del famoso fenomeno psicologico (Sindrome di Stoccolma), dove l’ostaggio si affeziona ai luoghi, anziché ai carcerieri.
E dunque tornerete, e sarà di nuovo domenica.
Tornerete a raccontarci gesta di anonimi banditi, a sequestrare la vita, a vederci da fuori.